Dopo le iniziali scaramucce, i candidati si sono rassegnati e, anzi, adesso ci mettono il carico da novanta e ogni posto è buono per piazzarci… la faccia. E visto che siamo al rush finale e veramente non c’è più tanto da andare per il sottile, va bene anche in orizzontale o persino capovolti, purché ci siano gli amati odiati manifesti. Vince decisamente, per l’onnipresenza, il candidata sindaco del Pdl Anna Ferrazzano. È il mezzobusto che campeggia in tutta la città. Giacca di taglio maschile o camicetta bianca, schiena dritta ed espressione più che decisa, che si rivolga alle donne o agli automobilisti, che preannunci battaglie o smascheri ambiguità, lei c’è. In serie lunghissime e ossessive. È lui che non c’è. Per Vincenzo De Luca bastano i colori, la grafica, lo stile ormai riconoscibile e le frasi, bandiere dei suoi candidati, che quasi cancellerebbero il loro per metterci il nome del sindaco uscente. Il simbolo dei Progressisti, il salernitanissimo arco del diavolo che basta a tutti i candidati di quella lista? Da Franco Picarone a Mimmo De Maio, gli orfani del «6 x 3» vietati in dirittura d’arrivo, oppure Alfonso Buonaiuto, che non ha resistito alla tentazione di mettere la sua faccia davanti ai simboli di un futuro turistico e produttivo. Splendidi primi piani senza rughe per i Giovani di De Luca, come Rudy Di Giacomo. Rosso coraggio per Nino Savastano, basta la faccia per Pasquale Stanzione, le bandiere dell’istituzione per Pasquale Amoroso e un mezzo sorriso per Raffaele Della Valle. Comunque vada, loro sono «Fieri di Salerno». Dall’altro lato, dopo la Ferrazzano, conquista il podio per la quantità di manifesti affissi, Antonio Cammarota, mancato candidato sindaco dell’area Carfagna, ripreso in un blu dipinto di blu. Come non notare Martina Castellana, col sorriso smagliante e la trovata della fotografia delle elementari, in una classe di maschietti? Arriva poi la carica di Alleanza per Salerno, il sole negli occhi di Carlo Di Ruocco, l’espressione da «sorriso ma non troppo, come la Gioconda» di Pietro Smeriglio, l’intelligente gioco di parole «Valori in Comune» di Mimmo Losasso. Niente foto ma disegni per Sel. Enzo Maraio si concentra sulla parola «giovani», ma lui, che giovanissimo lo è davvero, così stilizzato ricorda un poco il conte di Cavour. Evidentemente non è ancora il momento, ma «Per una politica che faccia - dice Matteo Schiavone - Io ce la metterei la faccia». E gli altri candidati sindaco? Salvatore Gagliano ci assicura da tempo che: «Salerno sarà la città di tutti», mentre finora non compaiono Rosa Egidio Masullo, Valerio Torre e Andrea Cioffi. Intanto ci promette «disponibilità e concretezza» Luca Cascone di Campania Libera, «coerenza» anche in bianco e nero Antonio Pierro del Pdl, e confessa «Credo» Roberto Celano. Mimmo Ventura, progressista, ci tiene a ricordare che «Soltanto uniti diventiamo una sola voce, la voce del popolo», mentre l’ultima «attaccata» è la bionda Donatella Martuscelli di Alleanza per Salerno. Sobrio, Raffaele Adinolfi del Principe di Arechi preannuncia però «Una politica diversa», mentre Enzo Casola di Alleanza ci mette un tarlo: «La logica di un obiettivo comune», recita sibillino. Si rilassa in maniche di camicia e braccia conserte Angelo Tedesco del Pdl, mentre Claudio Milite per De Luca ammonisce che il suo è «Un impegno che merita fiducia».
© RIPRODUZIONE RISERVATA: il Mattino.
Nessun commento:
Posta un commento